Storia d’Ispra.

 

 

Ispra in principio, nel periodo abitato dall'uomo, sicuramente era  un’isola composta dai due “monti” o colli;  quello del prete e quello dei “nassi” o tassi (taxus baccata, sp.). Il lago la circondava totalmente.  Infatti, tutta la zona che va dal Lavorascio sino al Monzeglio ed a Quassa, lasciando le due colline sulla propria destra, percorrendo ‘sta fascia lungo la ferrovia, ha elevatissima presenza di sabbia litta nel sottosuolo, chiaro deposito fluviale/glaciale. La dimostrazione è alla fine della via Riviera, a bordo lago, dove è presente “el sasùn”, il sassone; un masso erratico, in pietra serpentina (serpentino), chiaro testimone della glaciazione, avvenuta in loco circa 58.000 anni prima di Cristo; 60.000 anni fa! Massi erratici presenti in riva al lago Maggiore, che fuoriescono dall'acqua, pare ne esistano soltanto due.

Ispra, masso erratico "el sasùn"; il sassòne, del periodo della glaciazione.

Foto del 2010 ricavata da clip (fotogramma video).

Concessione Ro.Le.Wa.Fi. ©. 

Ritrovamenti di manufatti [punte di frecce e lance] in selce [pietra], in località Lavorascio, fanno pensare ad insediamenti sul luogo in età preistorica. Nella torbiera che si protraeva sotto il colle di Barza, tra Quassa e Angera, fu trovata a fine ‘800 una piroga preistorica, oggi conservata nel Museo dell’Isola Bella; probabile segno di insediamenti palafitticoli.

In Ispra si sono trovate tracce inconfutabili che certificano la presenza stabile di popolazioni proprie dell’età del ferro, riconducibili alla “cultura di Golasecca”. Una tomba, composta da piode o beole, con notevole corredo di ceramica fine, nera e lavorata con delicati fregi o graffiti geometrici, è stata messa in luce attorno all'anno ’70, in via Europa, nella proprietà Bregani.

Altri molteplici frammenti di ceramica di mediocre fattezza, ritrovati sul Monte del Prete, confermarono il quadro di un centro che fu certamente abitato in quel periodo.
Dell’età romana si conservano in paese: are, urne di serizzo e lapidi con iscrizioni latine che si trovano nel parco e nella villa Sagramoso-Brivio, nella torre medievale di Barza (oggi frazione di Ispra) e nell’ingresso del parco di Quassa.

Ispra, portineria villa "d'Inquassi"; Quassa..

Foto 2010 ricavata da clip.

Concessione Ro.Le.Wa.Fi.

Fotoritocco ШΣM.

 


Il più antico documento che cita il nome del paese è una pergamena dell’anno 826, che si trova nell’Archivio di Stato di Milano. Da allora altri molteplici documenti riferiscono della vita di un abitato di ampiezza non trascurabile.
Sappiamo che nel XIII secolo il paese poteva contare ben sette tra Chiese e Cappelle, mentre i nobili di lspra sono ricordati tra coloro che maggiormente concorsero alla costruzione del vicino Santuario di Santa Caterina del Sasso, verso il quale il paese conservò sempre particolare devozione.

Lungo il torrente Quassera , nella pianura di Quassa, verso Angera, si combatté nel 1276, anche con la presenza di forti milizie straniere, la cruenta battaglia tra i Torriani e i sostenitori all’Arcivescovo Ottone Visconti per il dominio dello Stato di Milano. Una testimonianza delle vicende civili e militari di quei tempi si trova nei ruderi del Castello di San Cristoforo sulla cima del colle principale che sovrasta il nucleo più antico del centro abitato e che già nel XVI secolo aveva perso le sue funzioni difensive.

Nell’età moderna il paese visse la vita modesta dei piccoli paesi di questa zona e fu parte del feudo della famiglia Borromeo. Durante la dominazione austriaca fu sede di stazione doganale, essendo sul confine tra Lombardia e Piemonte. L’economia si è sempre basata su di una povera attività agricola, integrata da qualche abilità artigianale e da una limitata attività di pesca. Non mancavano i vigneti che nel secolo scorso caratterizzavano le colline ed il piano di questi paesi.
Dalla metà dell’Ottocento fin nei primi anni del Novecento si è imposto il fenomeno massiccio dell’emigrazione, e proprio in quel periodo si è affermata la particolare attività della produzione della calce ricavata dal sasso calcareo tolto ai fianchi delle colline e cotto nelle molte fornaci esistenti. La piccola “industrializzazione” della produzione di calce viva che andava anche, mediante barconi, sino alla veneranda fabbriceria del Duomo di Milano.

Dal 1957/’58 la svolta per diverse manovalanze del paese, e non solo, che trovarono buona occupazione presso il costruendo Euratom. Quest’ultimo edificato anche sulle ceneri di Monteggia, una frazione ad oriente dell’abitato, che è stata completamente rasa al suolo per dar spazio al CCR.

Il resto è storia più attuale della quale si parlerà un’altra volta.

Testo in parte proveniente dal sito del Comune di Ispra ed in parte da ШΣM.